Gasparina35, Stanza 10 – La Cooperativa B: una storia che finisce bene

Gasparina35, Stanza 10 – La Cooperativa B: una storia che finisce bene

“Cambiare macchina è molto facile/ cambiare donna un po’ più difficile/ cambiare vita è quasi impossibile/ cambiare tutte le abitudini/ eliminare le meno utili e cambiare direzione/ Vivere bene o cercare di vivere/ Fare il meno male possibile…”. Così canta Vasco Rossi.

E mentre cercavamo la colonna sonora del cambiamento della vita, quattro uomini coraggiosi ci hanno raccontato la loro storia nel punto esatto in cui finisce bene.

 

 

Portami in una storia che finisce bene

C’era un uomo che ogni giorno si alzava dal letto.

Aspetta. Proprio un uomo?

C’era un uomo, ma potrebbe anche essere una donna.

Ma facciamo che è un uomo.

Dove viveva?

C’era un uomo che veniva da Brescia, oppure da Napoli, o forse ancora più lontano, dalla Tunisia.

C’era un uomo che ogni giorno si alzava dal letto.

Ma prima di alzarsi, si girava verso il fianco e guardava la donna che gli dormiva accanto.

Era bella?

Oh, per lui sì. Così bella che forse nemmeno c’era più. Forse se ne era andata. Ma è importante dire che se la donna c’è, lui si gira e la guarda. Probabilmente si alza per prepararle il caffè.

È un uomo che nella vita ha imparato a prestare attenzione.

Si può imparare a prestare attenzione?

Sì. Ma prima bisogna imparare a fare il meno male possibile. Lui era stato a lungo in un posto per imparare a fare meno male possibile.

E come si impara?

Per esempio aveva imparato: ad alzarsi facendo piano, a preparare un caffè, a fare le scale dritto. 

Ad andare al lavoro e stare molto attento,

perché quest’uomo faceva un lavoro che può essere anche pericoloso.

Pericoloso come?

Faceva giardini. O traslochi. O a volte lavorava nell’orto. O saliva su scale alte per dipingere i soffitti. Maneggiava oggetti taglienti, ma non solo: maneggiava il risultato di tanto lavoro, suo e degli altri, non solo quelli che lavoravano con lui facendo i traslochi o i giardini, ma quelli che avevano lavorato per lui, per aiutarlo a imparare a prestare attenzione. E quindi di tutto quel lavoro bisognava averne cura.  Al mercato, lui metteva in vendita i pomodori, sì, ma anche il tempo: il suo passato, e il tempo degli altri. E allora bisognava che il suo lavoro fosse fatto tre volte meglio di quello di tutti, perché ci stava dentro il tempo e anche la dignità.

La cosa del tempo l’ho capita, ma la dignità?

La cosa della dignità è perché che lui avesse un lavoro non era mica scontato. Se lo doveva ripetere: Ho un lavoro, quando invece.

Quando invece?

Quando avevo vent’anni tutti mi avrebbero immaginato morto, a quest’ora, o sotto un ponte a farla bella. Invece no, pensava quell’uomo: ho un lavoro.

Ho un lavoro, una casa, forse anche una moglie, dei figli.

Fortunato

Non so se lui avrebbe detto di essere fortunato. 

A lui piaceva ricordare che aveva sputato tanto sangue.

Un giorno si era trovato a scegliere se continuare a darsi da fare per morire o cominciare a darsi da fare per vivere. E non è mica una cosa che viene così naturale, darsi da fare per vivere. Ogni giorno può essere un giorno difficile. Eppure, certe volte gli sembrava che la vita avesse un sapore dolcissimo. Si ricordava delle cose che aveva fatto un tempo. Cose pazze, pericolose, divertentissime, preziose, anche. Pensava che se non avesse vissuto tanto, non avrebbe saputo nulla, se non avesse continuato a cambiare sarebbe stato morto, si sarebbe annoiato.

Allora era felice?

Era uno che pensava di non aver nulla da buttare via, ma di poter cambiare tutto. Era uno che aveva il coraggio di raccontarti la sua storia, e di dirti che è una storia che finisce bene.

 

 

Se questo brano ti è piaciuto, leggi anche gli altri capitoli del nostro libro GASPARINA 35.