Gasparina35, Stanza 7 – Il Consiglio di Amministrazione

Gasparina35, Stanza 7 – Il Consiglio di Amministrazione

A chi in Cooperativa si è preso un onere importante, di essere membro del CDA, abbiamo chiesto di fare un salto all’indietro verso l’infanzia, il tempo in cui nascono sogni che non conoscono ancora delusioni e confini. Chi era l’eroe della tua infanzia? Dove l’hai incontrato? Che cosa aveva che tu volevi avere? Qual era la sua impresa più grande?

Con pudore e stupore tutti abbiamo fatto conoscenza di Zorro, Lady Oscar, Bem il mostro umano e della maestra Rosalia.

 

L’eroe della mia infanzia l’ho incontrato a Carnevale,

quando mi vennero proposti un cappello, una maschera

un mantello e una spada. Mi guardai allo specchio, e

lo vidi.

 

L’eroe della mia infanzia la incontravo tutti i giorni

nei pomeriggi dopo scuola e dopo i compiti.

 

L’eroe della mia infanzia l’ho incontrato su un canale

sconosciuto della tv.

 

L’eroe della mia infanzia l’ho incontrata a scuola.

 

Vive in California, nella contea di Los Angeles.

 

Vive da qualche parte vicino a Parigi, qualche secolo

fa, e nei miei ricordi.

 

Vive in un mondo spettrale e mostruoso.

 

È morta all’inizio della quinta elementare.

 

Avrei voluto avere la sua spada, il coraggio di

rischiare e di non accettare che le cose restino come

sono.

 

Avrei voluto avere i suoi lunghissimi capelli biondi,

il suo coraggio, la sua abilità di spadaccina.

 

Ammiravo la sua costanza nell’andare avanti con il

proprio obiettivo in una situazione impossibile.

 

Indossava sempre un foulard, e io avrei voluto essere

infinitamente dolce e paziente come lei.

 

Il mio eroe combatte i soprusi nei confronti dei più

deboli.

 

Il mio eroe si accetta per quello che è senza maschere,

si innamora e si lascia amare.

 

Il mio eroe si imbarca in una lunga ricerca che durerà

molto tempo.

 

Il mio eroe mi guarda pattinare e mi dice che sembro

una farfalla e sono bravissima.

 

Si chiama Zorro.

Si chiama Lady Oscar.

Si chiama Bem il mostro umano.

Si chiama maestra Rosalia.

 

Si chiamava maestra Rosalia.

Sai una cosa? È morta troppo presto, non è riuscita

nemmeno a portarci agli esami di quinta. Ogni tanto

vorrei parlare con lei per avere meno paura: della

morte, delle malattie, dei malumori, delle

responsabilità. Lei aveva sempre una parola gentile

per ciascuno, si curava di noi con piccoli gesti,

sapeva guardarci ed ascoltarci tutti, e poi sapeva

ridere con noi. Forse, visto che non posso parlarle,

potrei scriverle una lettera. E a te, non è mai venuta

voglia di scrivere al tuo eroe?

 

Carissimo Bem,

 

compagno di mille avventure, perlomeno nella mia

immaginazione, è passato tanto tempo e son cambiate

un po’ di cose.

Che strano scriverti una mail, quando invece un tempo

dovevo aspettarti a quell’ora precisa e non sempre

riuscivo a vederti. In questi giorni sono riuscito a

vederti e sei sempre un grande. Non invecchi mai!

 

Ho scoperto che abbiamo lo stesso vizio di voler

guardare le cose da un altro punto di vista per

vederci meglio e capire se quelli che appaiono come i

cattivi sono davvero cattivi. E come tu sai se ne

scoprono di cose interessanti!

 

Certo che però di cattivi ce ne sono ancora purtroppo,

ma rispetto a quando ti ho conosciuto, ho scoperto che

ci sono anche persone che mi possono aiutare e tante

da cui poter imparare.

 

Ti ringrazio per avermi fatto scoprire che ci si può

fermare a parlare per capire meglio le cose e per

trovare il coraggio di muoversi insieme!

 

Fatti vedere e se hai bisogno chiama che ci siamo.

 

F.

Se questo brano ti è piaciuto, leggi anche gli altri capitoli del nostro libro GASPARINA 35