La relazione di aiuto – Tre indicazioni ai volontari de La Gasparina di Sopra

La relazione di aiuto – Tre indicazioni ai volontari de La Gasparina di Sopra

A maggio si sono tenuti due incontri per formare i volontari o gli aspiranti tali in Gasparina.
Il tema del primo incontro è stata l’importanza della relazione di aiuto in queste contesti, creando una dimensione di gruppo in cui ognuno ha potuto esprimere la propria idea al riguardo, condividerla, confrontarla ma anche capire cosa noi richiediamo al volontario per la relazione di aiuto: alcuni riferimenti, indicazioni su cosa mettere nel contenitore “relazione”.

1) La relazione di aiuto è bidirezionale

Alcuni concetti affrontati sono stati relativi al fatto che la relazione d’aiuto comprende un rapporto di reciprocità. La relazione è asimmetrica per ruolo, ma c’è un dare ed un avere. Il volontario deve quindi avere in mente che il venire a dare aiuto a persone fragili, non comprende una funzione monodirezionale che va da chi fa il volontario all’ospite. La bidirezionalità comporta che anche il volontario si metta in gioco nella relazione e che l’esito di tale relazione di aiuto sia dovuto all’interagire di entrambi in un rapporto reciproco. Ciò che cambia è la competenza di aiuto, che può essere diretta ad un singolo individuo o a un gruppo.

2) Il rispetto dell’altro è fondamentale

La relazione di aiuto contiene intrinsecamente il rispetto dell’altro tenendo conto dei limiti e delle risorse. Limiti significa che non posso avere aspettative di miglioramento su tutto: l’obiettivo è aiutare l’altra persona a sperimentare relazioni positive e sane. Far sì che la vita della persona escluda l’uso di sostanze, non che si trasformi completamente ed adotti un modello di comportamento aderente ai nostri schemi mentali. Altrettanto le risorse della persona vanno valorizzate: queste persone non necessitano di assistenzialismo, ma di aiuto nel rendersi autonome, soprattutto dal punto di vista emotivo. Il tossicodipendente è una persona che ha una problematica appunto di dipendenza: è una parte di una totalità, e non la totalità stessa (differenza tra Luigi ha un problema di tossicodipendenza e Luigi è un tossicodipendente). Occorre promuovere la crescita della persona intesa come progressione delle tappe del ciclo vitale, lo sviluppo quale realizzazione di sé e delle proprie potenzialità, l’integrazione sociale quale modo di agire più adeguato al contesto, un’accettazione ed un utilizzo costruttivo delle diversità, consapevolezza e capacità di affrontare “meglio” conflitti e difficoltà relazionali.

3) Anche il volontario impara nella relazione d’aiuto

Il volontario ingaggiato nella relazione di aiuto deve tenere conto di quali siano le sue reali motivazioni a prestare aiuto e deve porre attenzione alle emozioni che vive all’interno della relazione con l’altro. La capacità di rendersi conto che una tipologia di comportamento piuttosto che un’altra suscita distanziamento o avvicinamento ci aiuta a crescere e ad aiutare l’altro a crescere come persona.

Chi ha avuto problematiche di tossicodipendenza ha spesso alle spalle relazioni patologiche o disfunzionali, quindi attenzione! In quanto in questo tipo di relazione è ancor più importante dare valore alla relazione, al supporto, a BONIFICARE… perché gli errori capitano e devono capitare per capire che si può andare oltre l’errore e che una relazione salda e sana permette il proseguimento di un rapporto personale e non la sua distruzione. Per questo chi ha effettuato il percorso terapeutico è una risorsa in termini di comprensione del problema e valorizzazione degli aspetti relazionali.

Tener conto, oltretutto, che il supporto sociale è considerato da tempo uno dei fattori di protezione più importanti per la salute e per il benessere psichico dell’essere umano.